I nuovi volti del disagio adolescenziale

Il disagio adolescenziale non va semplicemente ricondotto alle esagerate problematiche individuali ed esistenziali, ma devono essere considerati altri fattori socioeconomici che determinano comportamenti a rischio ed esasperano condizioni borderline. Sommariamente qui possiamo riassumere.

Fattori socio-ambientali: condizioni di marginalità sociale sono spesso determinate da variabili: – economiche: la precarietà economica, la disoccupazione, le condizioni abitative suburbane, spazi fatiscenti, luoghi di aggregazione spogli determinano un contesto socio-familiare carico d’ansia e di preoccupazione con frequenti dinamiche aggressive;

– culturali: l’accentuazione della diversità culturale provoca emarginazione e produce frustrazione e reazioni violente. – sociale: In una società complessa i termini di riferimento si modificano velocemente: il fare sembra predominare sul pensare, l’avere sull’essere, la gratificazione personale sulla qualità delle relazioni. I processi di socializzazione e di identificazione diventano più difficili. Fattori psicologici e relazionali. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta esprime sempre una sofferenza psichica come risultato di una lotta tra il desiderio di andare avanti e quello di restare bambino. Fattori educativo-affettivi: la solitudine degli adolescenti è anche innescata dall’allentamento dei rapporti educativi, sia per la difficoltà di relazionarsi con loro, sia per la frequente conflittualità generazionale.

Il disagio evolutivo appare costitutivo più che da una patologia ma da un disadattamento adolescenziale, fughe da casa, suicidi, turbe sessuali, tossicodipendenze, violenza, criminalità. Il disadattamento è un malessere diffuso e un’incapacità momentanea a superare i compiti di sviluppo propri dell’età. Quattro sono le cause ricorrenti: – una limitata attenzione in famiglia alla personalità del ragazzo; – una scarsa abitudine da parte dei genitori a condividere le scelte dei figli, piccole o grande che siano; – una mancata attribuzione ai ragazzi di compiti di responsabilità familiare; – la carenza di un dialogo motivante da parte degli adulti: – Il disadattamento adolescenziale, trovando difficoltoso rispettare le norme sociali e assumere responsabilità, può avere gravi conseguenze. Il teppismo colpisce il 10% di adolescenti che sono tentati di compiere atti di teppismo. Il desiderio di trasgressione aumenta in modo preoccupante quando tra genitori e figli non c’è un rapporto soddisfacente. Iperprotezione e autoritarismo, scarsa partecipazione sono il terreno fertile per gesti trasgressivi e inconsulti. Il furto è un comportamento non abituale, ma frequente, il furto assume significati diversi a seconda delle motivazioni che spingono i ragazzi a rubare. I ragazzi hanno una propensione marcata a sfidare il mondo adulto e le sue regole. Per il furto la sfida non è rivolta solo agli adulti, ma anche a se stessi, nel senso che l’atto delinquenziale è una sorta di verifica delle proprie capacità trasgressive. La violenza:l’incremento di manifestazioni aggressive può essere causato dalla notevole influenza dei mass media. Nei soggetti più fragili la violenza diventa la modalità di riscatto della propria debolezza o situazione di disagio. La violenza è un servirsi del linguaggio del corpo per manifestare il proprio malessere sociale e scaricare sugli altri le proprie difficoltà esistenziali.  Il tentativo di suicidio: il gesto è finalizzato a chiedere aiuto in una situazione di difficoltà, a richiamare l’attenzione degli adulti su un problema, a domandare delle modifiche relazionali. I destinatari sono spesso i genitori. Il gesto ha un forte significato relazionale, ma nel contempo carico di aggressività e colpevolizzazione. La depressione:può condurre a stati mentali di solitudine e di disperazione che possono portar anche a gravi conseguenze. In uno stato di equilibrio precario, un evento oggettivamente irrilevante può far scatenare nel ragazzo/a una grave crisi di disperazione. Una solida fiducia di base può far superare all’adolescente gravi crisi esistenziali (lutti, delusioni, ecc.). Il linguaggio scurrile: è un modo anaffettivo (senza affetto) di vivere la sessualità, vissuto anche come motivo di ricerca della propria identità sessuata. Utilizzato con i coetanei è semplicemente un forma gergale, con i genitori o con gli adulti manifesta segnali di disagio e sofferenze. Anoressia e bulimia sono disturbi del comportamento alimentare manifestano il disagio soprattutto nel sesso femminile. Il rifiuto ostinato del cibo, il grave dimagrimento e la scomparsa delle mestruazioni caratterizzano l’anoressia. L’ingestione di grandi quantità di cibo, in modo impulsivo, vorace e disordinato caratterizza la bulimia. Alla base di tali comportamenti ci sono problematiche affettive ed esistenziali irrisolte, che creano solitudine e sofferenza, fino alla ricerca esagerata di attenzione, con comportamenti spesso antitetici rispetto a ciò che si vuole vorrebbe. Quali strategie educative?

Ieri

In passato l’atteggiamento educativo si fondava sul senso del dovere e spesso fin dall’inizio maturava nei ragazzi inadempienti il senso di colpa. Le punizioni diventano la risposta correttiva degli adulti per modificare comportamenti sbagliati.

Oggi

“La morale sociale” si forma non tanto sul senso del dovere, quanto piuttosto sulle “aspettative” da parte dei genitori nei confronti dei figli. Le punizioni non sono più un correttivo utile per coloro che non si sentono in colpa. Il deterrente efficace contro i comportamenti erronei potrebbe essere il fare sentire la “vergogna” di fronte a se stessi e agli altri. Tale posizione risulta pericolosa in quanto innesca con estrema facilità la “vendetta dei figli” che prima o poi viene fuori. Più laborioso e produttivo è il puntare sulla qualità delle relazioni

Bibliografia

Erikson E.H.: The life-cycle completed: a review. Norton, New York, 1982.

4. Mahler M.: Thoughts about development and individuation. Psychoanalytic study of the child.  18, 307-324, 1963.

5. Godino A.: Le ricerche sulla “mid-life crisis” e la psicologia dell’età adulta. Rivista Sperimentale di Freniatria, CXI, 2, 1-70, 1990.

6. Godino A.: Le ricerche sulla “mid-life crisis” e la psicologia dell’età adulta. Rivista Sperimentale di Freniatria, CXI, 2, 292-307, 1983

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