Vie fuggitive

Introduzione a “Vie fuggitive”

C’è una poesia della giovinezza? Il disagio sappiamo muove i volti. Toglie le parole. Ed è “santo” chi tenta, oltre il silenzio! Abbiamo amato i poeti adolescenti! In quelle tensioni, ancora, nonostante il tempo, ci riconosciamo. In quelle interrogazioni. In quel non sapere. In quell’astrazione di speranza.

I versi di Marta sono pieni di questo “non so”. Del “ma” che apre, schiude e leggero tenta la possibilità. Scrivere è cercare di spiegarsi la vita, il suo torto divenire. La contemporaneità con le mancanze, le nostalgie, le piccole e grandi ferite. La poesia è pharmacon, cura. Celebrare le parole, trovargli un suono, armonizzarle al respiro. Quante scoperte! Asciugare il senso, farlo il senso, aspettarlo nelle pieghe delle parole. Inatteso nelle sospensioni, nelle pause, negli a capo. Punteggiature di respiro, affinano il ritmo. Limarlo come spolvero fine che scopre l’essenzialità.
Ecco, la poesia è canto essenziale, sobrio, Umile dono alla voce.

Lei è diciassettenne. Guarda e sogna. Confonde smarrita e trova, continuamente trova  sussurri nella paura di trovarsi. Marta scuote, non vuole essere muta, grida il gridare, l’urlo che altri vestono, agghindano, tradiscono! I “pari”, con la loro cruda pelle. I “pari” che già mostrano di sapere, navigati nei pochi anni spesi ad assomigliare. Quanta fragilità smarrita, inesorabilmente persa. Lei no, ne fa ricchezza, ne fa parole, versi. Tentativi d’armonia.

Mauro Marino

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